Napoli, Ennio Cascetta: “Un piano infrastrutture finanziato dal governo per far ripartire il Sud”
Il presidente di Metropolitana spa: “La ricetta è nell’accessibilità del Mezzogiorno: se non si possono portare merci, raggiungere mete, portare turismo non c’è economia. Un errore la politica del recupero di Alitalia: penalizzate le compagnie low cost. C’è preoccupazione tra i gestori degli scali, anche a Capodichino”
“Meno investimenti e minor sviluppo. Il Mezzogiorno è storicamente indietro da sempre e ora rischia di arretrare ancora di più. L’emergenza Covid rischia di aggravare il gap con il resto d’Italia”. Ennio Cascetta, presidente della Metropolitana spa, propone una ricetta. E la gira direttamente al governo. “Un piano per le infrastrutture, il governo anticipi la partenza dell’Alta velocità, a partire dalla Napoli-Bari”.
Professor Cascetta, come può ripartire il Sud?
“Il presupposto per qualunque ricetta è migliorare l’accessibilità del Mezzogiorno. Se non si possono raggiungere le mete, non c’è turismo, non c’è economia se non si esportano merci. È un territorio geograficamente poco accessibile, molto meno del resto d’Italia per la sua posizione. Negli ultimi 10 anni, si è allargato il gap tra chi ha l’Alta velocità e chi non ce l’ha. Al Nord, con l’Alta velocità, il Pil è cresciuto del 7 per cento in 10 anni. Al Sud, nello stesso periodo, non è stato realizzato nemmeno un chilometro. La prima Autostrada del Sole, fu costruita nel 1964. Nei 10 anni successivi furono realizzati 4.500 chilometri di autostrada, praticamente tutta. Da noi l’Alta velocità si ferma a Salerno”.
Ritardi che si accumulano… Come fare per recuperare?
“I cantieri sulla Napoli-Bari sono ripartiti, ne sono felice e spero che in 5 anni potremo prendere il primo treno: ma per arrivare a Reggio Calabria quanto impiegheremo? Vent’anni? Siamo in ritardo sulle nuove infrastrutture. Ho una proposta”.
Quale?
“Il governo potrebbe anticipare i tempi, finanziando con dei bonus i primi servizi compensativi sulle linee. Lo Stato metterebbe a gara un contributo, ad esempio, di 20 milioni di euro all’anno a chi fornisce treni per l’Alta velocità, con 4 o 6 coppie di corse al giorno, con gli stessi servizi. Si viaggerebbe a una velocità ridotta, 200 invece di 300 all’ora ma almeno si partirebbe subito, potremmo godere di un beneficio ridotto ma veloce”.
Professore, lei parla anche di un limite all’accessibilità degli aeroporti al Sud?
“Sì. Mi riferisco agli enormi danni subìti con la crisi dagli scali, con voli bloccati, zero incassi e molte spese da affrontare senza ricevere nessun aiuto dallo Stato. La politica di recupero di Alitalia messa in campo dal governo nazionale corre il rischio di penalizzare le compagnie low cost, imponendo gli stessi contratti di lavoro anche per le compagnie che non sono italiane. Se per tutelare Alitalia si mettono fuori gioco le low cost che portano il 60 per cento dei turisti sul nostro territorio, si penalizza così il Mezzogiorno. Il Nord si raggiunge facilmente, il problema sarà arrivare a Napoli, Catania, Palermo. C’è molta preoccupazione tra tutti i gestori degli aeroporti a cominciare da Capodichino. Sarebbe un gravissimo danno di accessibilità.
È un prezzo che non può pagare il Sud”.
Quanto ritardo stanno accumulando i lavori delle nuove stazioni metropolitane?
“Due mesi di Covid hanno ritardato tutto e ora la Fase 2 con tutte le procedure non aiuta. Il ritardo c’è stato ed è difficile anche quantificarlo. Speriamo di riprendere a pieno ritmo a breve. Aspettiamo ancora i fondi statali di 200 milioni, di cui 94 già approvati due anni fa. C’è un ritardo evidente nonostante l’impegno politico del ministro e del Comune. La burocrazia italiana è uno dei grandi nemici del paese, bisogna sconfiggerla per ripartire”.
Come giudica il piano Colao?
“Ritengo che contenga idee valide ma è del tutto deludente su trasporti e infrastrutture. La logistica, decisiva per la ripresa economica dell’Italia, è del tutto ignorata”.
Cosa pensa del conflitto all’interno dell’associazione per la scelta del presidente dell’Unione degli industriali?
“Purtroppo stiamo assistendo ad un brutto spettacolo, in un momento critico dell’economia. La lotta per il potere non mi piace, non mi piacciono i contrasti sulla base della scelta di un nome e non di un programma condiviso o su cui aprire un confronto. Abbiamo di fronte a noi anni difficilissimi, in cui dovremo trattare interventi a sostegno delle imprese. Un settore che non riesce a esprimere un candidato unico non dà un bell’esempio. Così si è più deboli”.